Gay & Bisex
Le ombre dell'Ammiraglio - Cap. 2
di matteol77
23.09.2024 |
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""Entra, ragazzo, " disse, girandosi con difficoltà e rivelando un sedere enorme che minacciava di far esplodere i pantaloni del pigiama..."
Capitolo 2: Sotto il Giogo dell'AmmiraglioTed si avviò su per le scale. Ansimante e sudato dopo aver salito tre rampe, cercava di riprendere fiato davanti alla porta dell'appartamento.
La porta si spalancò rivelando una figura imponente che bloccava parzialmente l'entrata, appoggiata pesantemente a un bastone nodoso. L'ammiraglio era esattamente come Ted se l'era immaginato, solo peggio.
"Chi cazzo sei tu?" grugnì l'uomo, la voce roca come se avesse gargarizzato con la ghiaia. I suoi occhi scrutarono Ted dalla testa ai piedi.
L'uomo era un colosso. Sotto una vestaglia lercia indossava una canottiera ingiallita che a malapena conteneva il suo pancione e dei pantaloni del pigiama a righe, macchiati e consumati. Una barba incolta di almeno due giorni, gli copriva le guance e il doppio mento, mescolandosi con i peli grigi che spuntavano abbondanti dal collo e dal petto. I pochi capelli bianchi rimasti sulla sua testa formavano una corona disordinata intorno alla calotta lucida.
Ted deglutì a vuoto. "S-Sono Ted, signore. L'agenzia mi ha mandato per..."
"Ah, sei il nuovo badante," lo interruppe l'ammiraglio. "Pensavo avessero mandato una donna, con quel culo."
Ted arrossì violentemente, cercando di tirarsi giù la felpa larga. L'ammiraglio rise, un suono simile a un motore diesel ingolfato.
"Entra, ragazzo," disse, girandosi con difficoltà e rivelando un sedere enorme che minacciava di far esplodere i pantaloni del pigiama. Le braccia pelose e grigie dell'ammiraglio spuntavano dalla canottiera come rami nodosi di un vecchio albero.
Ted lo seguì, cercando di non soffocare per l'odore di sudore rancido e sigari che permeava la casa. Salirono le scale lentamente, l'ammiraglio ansimando e imprecando ad ogni gradino, il bastone che batteva un ritmo irregolare.
"Ecco la tua stanza," disse infine, aprendo una porta con mano ferma. "Non è il Ritz, ma è meglio di dormire sotto un ponte."
Ted entrò, l'odore di chiuso che gli solleticava le narici. Un letto singolo dall'aria vissuta occupava un angolo, il materasso leggermente avvallato al centro. L'armadio era solido ma graffiato, una delle ante emetteva un lieve cigolio. Un tavolo mostrava i segni del tempo, macchie di caffè e qualche graffio sulla superficie. La sedia, benché non nuovissima, sembrava reggere bene.
Una finestra un po' opaca si affacciava su quello che doveva essere stato un giardino curato. Ora era un mix di natura selvaggia e trascuratezza: erba alta, qualche cespuglio incolto, ma con tracce di un passato più ordinato. Un gatto tigrato sonnecchiava pigramente su un vecchio vaso rovesciato.
L'ammiraglio si schiarì la gola. "Il bagno ospiti è in fondo al corridoio," disse, indicando con un cenno del capo. "Non è grande, ma ha tutto il necessario. Cerca di non allagarlo quando ti lavi."
"Grazie, signore," mormorò Ted, posando la sua borsa sul letto.
L'ammiraglio grugnì, grattandosi la barba incolta. "Non ringraziarmi ancora, ragazzo. Non hai idea di quello che ti aspetta." I suoi occhi vagarono sul corpo di Ted, come se cercasse di vedere attraverso i vestiti larghi. "Ma forse non sarà così male come pensavo."
Con una risata gracchiante e un colpo di tosse, l'ammiraglio si allontanò zoppicando, lasciando Ted solo con i suoi pensieri e un crescente senso di panico.
"In che cazzo situazione mi sono ritrovato?", sussurrò a se stesso, sentendo il peso delle aspettative dell'ammiraglio gravare su di lui come una cappa di piombo.
Con un sospiro rassegnato, Ted iniziò a disfare lo zainetto, chiedendosi quanto tempo sarebbe passato prima che l'ammiraglio lo chiamasse per il suo primo "compito".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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